RABARAMA

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Paola Epifani in arte «Rabarama», nasce a Roma nel 1969.
Vive e lavora a Padova.
Figlia d’arte, fin da piccola mostra un talento innato per la scultura: a 10 anni partecipa alla Mostra Internazionale per il 30 Anniversario della Nato.
Completa la sua preparazione artistica iscrivendosi prima al Liceo Artistico Statale di Treviso e successivamente all’ Accademia di Belle Arti di Venezia.
Diplomatasi dall’Accademia a pieni voti nel 1991, prende parte fin da subito a premi nazionali e internazionali di scultura, ottenendo sempre un ottimo successo di critica e di pubblico.
Nel 1990 il Governo messicano la sceglie come rappresentante italiana al concorso internazionale di Toluca e lì realizza una scultura di 2 metri, acquistata poi dal Museo di Arte Moderna per la sua collezione permanente.
Dal 1990 vive e lavora a Padova, dove collabora con le Vecchiato Galleria opere d’arte ed organizza periodicamente esposizioni di opere inedite con performance multimediali, set di bodypainting e musica d’avanguardia.
Il 1995 è forse l’anno più importante per la giovane scultrice, in quanto ha inizio la sua collaborazione con la galleria Dante Vecchiato, che porta l’artista a sviluppare quelle che poi diventeranno le sue tematiche principali.
E’ proprio in questo periodo che la sua visione artistica si esprime con la riduzione dell’uomo a semplice computer biologico e ad essere umano ridotto a semplici reazioni fisico-chimiche, quasi fosse programmato unicamente dalla genetica e dalla società, il cui unico scopo è rimanere in vita.

Allo stesso tempo la ricerca in questi due anni prosegue e lo squarcio della pelle che avvolgeva le figure lascia emergere una nuova fisionomia; la liberazione avviene oltrepassando un’ideale linea di confine che separa l’attuale dalla precedente condizione di determinazione genetica e ambientale.
Altra fase dell’esplorazione artistica di Rabarama è quella che disegna intrecci d’erba, uomini albero ricoperti di corteccia, con ciò esprimendo l’idea che l’uomo sia ancora radicato alla «Madre» terra, ma che allo stesso tempo l’abbandono del corpo, in quanto materia, sia l’unico modo per la trasmigrazione dell’anima.
Sullo stesso piano, attraverso l’uso delle resine che avvolgono le sculture antropomorfe, Rabarama descrive la fase iniziale di vita dell’uomo, nella placenta con il suo liquido amniotico vitale.

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Nasce nel cuore della città di Salerno: Un viaggio in un universo di forme e colori, dall’unicità dell’opera d’autore all’originalità dell’oggettistica. Un ampio spazio espositivo, il più grande del Sud Italia, curato e diretto da Mirko Mele.

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